2006 – 2011 | I LAVORI E LA RIAPERTURA

Dopo aver organizzato la provocatoria messa in vendita del Teatro Sociale l’Associazione comincia un lungo periodo di riflessione sulle reali possibilità di una riapertura continuativa dell’edificio. In molti scoraggiano i progetti che l’Associazione vorrebbe mettere in cantiere: “Ragazzi voi sognate”… ed in effetti la riapertura del teatro, che rimane un cantiere inagibile, è un sogno che appare irrealizzabile. Ci si rende conto che l’unico modo per poter spalancare nuovamente le porte del teatro è dimostrare concretamente che è possibile utilizzarlo nelle condizioni in cui si trova. Cominciano i primi lavori sistematici nella speranza un giorno di poter vedere un pubblico varcare le soglie del teatro abitualmente…
È come procedere al buio: l’Amministrazione acconsente a qualche lavoro, ma non ha soldi da spendere per i materiali, che l’Associazione provvede a recuperare da sé. Si lavora senza sapere se mai l’Amministrazione concederà di aprire nuovamente il teatro e con l’incognita che un giorno partano pesanti opere di ristrutturazione che renderebbero ad un tratto completamente inutile tutto quello che è stato fatto.

Il primo lavoro da fare è quello di consolidare l’assito ligneo della platea, completarlo nelle parti dove e mancante ed infine prolungarlo di quattro metri facendolo digradare sino al piano di calpestio dove si prevede un giorno di mettere il pubblico. È un lavoro molto impegnativo: prima vengono costruite piccole colonnine in muratura che affondano mezzo metro nel terreno, poi su queste viene intessuta l’orditura di travi e travetti, ed infine si possono avvitare le assi.
Il secondo lavoro da fare è cercare di rendere uniforme il terreno nella zona dove un tempo vi era il palcoscenico e dove ora si trovano solo poche murature dirute. Si scava, si pulisce, si portano via carriole di materiale e improvvisamente vengono scoperte le antiche pavimentazioni cinquecentesche del palazzo. Comincia un lavoro di pulizia dei più attenti, i pezzi che si staccano vengono riposizionati esattamente al loro posto, in una sorta di gigantesco puzzle in cui si tenta di ricostruire l’immagine degli splendori passati della corte dei Bentivoglio.
Sono lavori che procedono lentamente, nei ritagli di tempo, nei fine settimana: tante volte si lavora il Sabato, si rimane sino a tarda sera e si finisce per mangiare qualcosa in teatro.

Nell’inverno del 2008 finalmente l’Associazione chiama l’Amministrazione in teatro e può mostrare quello che è stato fatto: i lavori mostrano uno spazio molto diverso, ora basta un po’ di collaborazione e il teatro potrà essere riaperto. La proposta dell’Associazione è la seguente: l’Amministrazione si impegna all’installazione di un impianto elettrico a norma e alle pratiche per l’agibilità e l’Associazione organizza una stagione teatrale estiva senza gravare economicamente sul bilancio comunale.
Per l’Amminstrazione è una scommessa coraggiosa: investire su un gruppo di ventenni che al di là di ogni ragionevole considerazione vogliono organizzare un mucchio di serate in uno spazio che al di là dei lavori fatti rimane un cantiere malmesso vuol dire mettere il proprio nome su un’impresa che potrebbe fallire da un momento all’altro. I tempi oltretutto sono strettissimi: meno di sei mesi. L’inaugurazione infatti è prevista per giugno. Il sindaco perplesso dice: “Giugno è domani”. Ma alla fine accetta.

Comincia la corsa contro il tempo. Mentre da una parte si stende la programmazione della rassegna e si cercano i fondi necessari all’impresa, dall’altra si progetta l’impianto elettrico a tavolino con elettricista ed ingegnere. Mentre si concordano le date con le compagnie e i musicisti si costruisce la cabina di regia, si rimontano le porte, le finestre, le inferriate, vengono costruiti il banco ed il pavimento della biglietteria, vengono progettate e montate le staffe di sostegno per i fari di scena, vengono progettati e montati cancelli, gradini, la rampa per i disabili… è un movimento a trecentosessanta gradi in cui ognuno impegna le proprie competenze per raggiungere un obbiettivo comune.
Mancano quindici giorni all’inaugurazione. Bisogna levigare tutta la platea e verniciarla, montare sui cancelli che chiudono gli accessi dei pannelli fonoassorbenti che respingano i rumori provenienti dall’esterno, è necessario finire il banco di biglietteria, montare le insegne, lavorare ancora sui pavimenti e sulla rampa dei disabili… Tra le altre cose non è ancora finito l’impianto elettrico e l’Enel, che si muove con i tempi biblici della burocrazia, non ha ancora provveduto alla fornitura elettrica. È il momento della crisi: non si vede la fine, tutto sembra andare a rotoli. Come se non bastasse, uno degli sponsor che ha promesso una sponsorizzazione che da sola dovrebbe sostenere più della metà di tutta la rassegna, comunica all’Associazione che la cifra promessa non arriverà.

A questo punto si opera al limite della fibrillazione: si lavora tutto il giorno, tutti i giorni sino a notte fonda e intanto si cercano nuove sponsorizzazioni. Si prosegue con questo ritmo sino alla notte del 5 di giugno, vigilia dell’apertura, e alle quattro di notte è montata l’ultima insegna. Il teatro finalmente è pronto per la riapertura. Il 6 di giugno dell’anno 2009 il Teatro Sociale di Gualtieri riapre i battenti con una mostra fotografica e un concerto. La rassegna estiva porta in teatro quasi venti serate con artisti di livello internazionale. Il sogno si è realizzato.