2006 | LA VENDITA DEL TEATRO

Da subito appare comune il pensiero che il teatro può essere utilizzato così com’è. Proposte ed idee per  un utilizzo immediato del teatro cominciano ben presto a ribollire e si coagulano in una serie di lavori in vista del primo obbiettivo da raggiungere: ridare luce al Teatro Sociale e riaprirne al più presto le porte. Fervono i lavori: si spalano carriole di ghiaia e terra cercando di livellare il più possibile il terreno, viene costruito un impianto elettrico volante per illuminare nuovamente platea e palchetti, viene portato in teatro un pianoforte… Nel trambusto si sollevano nuvole di polvere: è il Teatro che riprende a respirare…
Sono mesi di occupazione clandestina, tra il tacito consenso dell’Amministrazione Comunale e la curiosa impazienza di coloro che sanno che tra i muri dell’ala nord finalmente ferve qualcosa. Si lavora anche di notte, si fanno prove, si scrive e soprattutto si discute della riapertura del teatro.

Gli ultimi giorni di luglio sono percorsi dai brividi dell’Amministrazione e dal clamore destato dalla notizia che è stata indetta un’asta pubblica per la vendita del teatro e dei suoi arredi. Il Comune è sommerso dalle proteste dei cittadini, ad un tratto nuovamente memori che il Teatro Sociale giace inutilizzato. La cittadinanza si ribella alla scelta sconcertante, mentre qualcuno comincia ad interessarsi seriamente all’acquisto dell’immobile. La sera del 27 luglio 2006  le porte vengono riaperte: il delegato di un’agenzia immobiliare di Milano, incaricata della vendita raccoglie la folla in piazza e la introduce all’interno del teatro.

All’interno però improvvisamente tutto si ribalta: l’asta pubblica è in realtà un evento teatrale. Mentre la folla di trecento persone è accompagnata all’interno dell’edificio fuoriescono le arti che da sempre popolano il Teatro: Musica, Poesia, Letteratura, Scultura, Pittura e Danza, chiamano in causa direttamente la folla sconcertata e chiedono di ribellarsi all’abominio della vendita, pronte ad un suicidio collettivo nel caso che nessuno risponda all’appello di rivolta. I Gualtieresi senza troppe esitazioni rispondono, abbattono a picconate il muro che chiude una delle porte del teatro e le arti ed il teatro stesso sono liberati.
Dopo la provocatoria messa in vendita del teatro il sogno si fa ambizioso: si vuole fare del teatrino storico di inzio Novecento un luogo di teatro contemporaneo, uno spazio flessibile ed innovativo. Trasformare il sogno in realtà è un lavoro durissimo disseminato di enormi difficoltà, ciononostante il 6 giugno del 2009 il teatro finalmente riapre i battenti con una rassegna di quasi venti serate.